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lunedì 23 settembre 2019

IL GIRO DEI TRE CONFINI

Quest’anno la scelta per l’escursione plurigiornaliera del Gruppo MTB CAI Lucca è ricaduta sullo straordinario giro alpino che tocca tre confini nazionali (Italia, Svizzera e Austria). Ci siamo impegnati per tre giorni partendo in auto venerdì 30 agosto da Lucca per giungere a San Valentino alla Muta (Val Venosta). Al mattino seguente di buon’ora abbiamo iniziato il nostro itinerario in mountain bike per concludere la giornata di sabato con l’arrivo a Scuol in Svizzera. Il terzo giorno siamo rientrati dalla Svizzera al punto di partenza in Italia dopo aver percorso un tratto in Austria; infine, ricaricate le bici in macchina, siamo rientrati a casa (tardi).

Sabato 31 agosto 2019, San Valentino alla Muta (IT) – Scuol (CH)
L’itinerario parte dalla stazione della seggiovia, appena fuori dal paese c'è subito modo di riempire borracce e sacche idriche di acqua fresca. Anche se su asfalto, il percorso si fa subito in salita, che mette alla prova soprattutto con lo stomaco pieno di una ricca colazione. Guadagnata un po’ di quota, già si gode del panorama sottostante sul lago di Resia. Dopo il piccolo borgo di Plagött, si passa al fondo sterrato di una strada forestale che continua a salire in direzione del Rifugio in cima alla seggiovia.


La prima salita sterrata, con il Lago di Resia sullo sfondo - Foto: Alessandro Tofanelli

Dopo aver percorso il 4° km si lascia la forestale per prendere, a sinistra, un diverso sentiero che conduce alla Malga Brugger. Dopo la malga, il contesto si fa più montano, con bestiame al pascolo, per entrare infine in una bellissima valle verde che ci fa godere – in un tratto pianeggiante - di uno splendido panorama. Da qui il percorso si fa decisamente più arduo per poter raggiungere – con tratti di portage o spinta a mano - il picco massimo di quota (2.320mt) della giornata. Proseguendo per il sentiero n. 8, un single-track che scorre lungo  un versante, si gode di una bellissima vista sulla valle sottostante fino a raggiungere il Rifugio Sesvenna, meta per la sosta di metà giornata con pranzo annesso.


Il sentiero che conduce al Rifugio Sesvenna - Foto: Alessandro Tofanelli

Lasciato il rifugio, prima di arrivare al vicino confine con la Svizzera, si passa attraverso un biotopo circondato da uno spettacolare comprensorio di alta montagna. Entrati in Svizzera, si percorre un divertente single-track tra mandrie di mucche e guadi di piccoli rivoli d’acqua fino all'inizio della gola della Val D'Uina. I cartelli in lingua tedesca e ladina (ricordiamo che siamo nel Cantone dei Grigioni) ci avvertono del tratto che ci aspetta, della sua bellezza e allo stesso tempo della sua estrema pericolosità. Praticamente si tratta di un sentiero ricavato su un costone di roccia a strapiombo (fino a 800m) che mette alla prova anche chi non soffre di vertigini. Lo si fa con un groppo in gola, senza fiatare, fermandosi lo stretto necessario per far passare chi viene dalla direzione opposta.


L'inizio del famoso sentiero della Val d'Uina - Foto: Alessandro Tofanelli

Solo alla fine di questo tratto eccezionale, si ricomincia a chiacchierare, ci si raccontano le emozioni provate, insomma ci si sfoga dopo un passaggio che fa provare sensazioni davvero intense. Da qui l’itinerario rientra nel bosco, il percorso si allarga fino a diventare una forestale che perde quota molto rapidamente, sempre costeggiando la gola della valle e offrendo splendidi paesaggi d’acqua e cascate. Quando la strada torna pianeggiante, si arriva nei pressi della cittadina di Sur En. Una bella ciclabile che risale per quasi 10km il fiume Inn ci porta a Scoul, la nostra destinazione finale di questa prima giornata in mountain bike. Preso possesso della camerata in ostello, dopo una doverosa doccia ci si prepara per un buona cena e una meritata dormita; abbiamo percorso circa 38km e 1.250m di dislivello positivo.

Domenica 1 settembre 2019, Scuol (CH) – Nauders (A) - San Valentino alla Muta (IT)
Dopo un’eccellente colazione a buffet, riempite di nuovo borracce e sacche idriche, si riparte in sella alle bici costeggiando di nuovo il fiume Inn (dal lato opposto però) per un lungo tratto, fino a riattraversarlo attraverso un bellissimo ponte coperto in legno.

La ripartenza da Scuol (CH), lungo il fiume Inn - Foto: Silvano Gozzi

Esaurito il tratto lungo il fiume (20km), si inizia a salire per una forestale che dopo 6km raggiunge il confine con l’Austria alla quota di circa 1.580m. Da qui si scende verso la cittadina di Nauders, godendo dei panorami circostanti fatti di verdi vallate, limpidi laghetti e verdi prati. Attraversato Nauders, dopo una breve sosta rigeneratrice, si riparte per l’ultima salita, la più impegnativa, un tratto di forestale di circa 8km con pendenza media dal 12 al 15%!!! Arrivati esausti alla Malga Stier, ci attende una meritatissima sosta per il pranzo e recupero delle forze. Un breve tratto che costeggia un laghetto e un biotopo ci porta al Plamort che coincide con il rientro nel confine italiano e col tratto di sbarramento anticarro usato in tempo di guerra.


L'imponente linea anticarro posta sul confine italo-austriaco - Foto: Silvano Gozzi

Dopo poco ci aspetta un magnifico panorama sul lago di Resia, che visto dall'alto è veramente mozzafiato.


Il magnifico panorama sul Lago di Resia - Foto: Silvano Gozzi

Adesso dobbiamo solo scendere al lago, lo facciamo attraverso un bel tratto di sentiero tecnico nel bosco che mette alla prova le sospensioni delle MTB e la nostra capacità di guida provata dai tanti km e dall'abbondante dislivello. Il sentiero è molto lungo, dobbiamo interrompere la discesa diverse volte per riprendere fiato e ricompattare il gruppo. Via via che si perde quota e ci si avvicina al lago, cresce l'aspettativa di vedere il famoso campanile semi sommerso che esce dalle acque del lago dal 1949-50, in seguito alla decisione di innalzare il livello del lago con la diga più a valle per produrre energia elettrica. Lo spettacolo è unico e una foto di gruppo a contorno non può mancare. Lasciato questo magnifico paesaggio, si percorre lungo il lago la ciclabile che ci riporta a San Valentino alla Muta. Raggiunto l’albergo, rimesse le bici sui veicoli, una bella doccia rigenerante e via, si riparte verso casa (questa volta in macchina).

Il gruppo dei partecipanti con il campanile sommerso sullo sfondo - Foto: Simone Bartoli

Il giro completo ci ha fatto pedalare per circa 90km, percorrendo 2.900m di dislivello. Un itinerario veramente straordinario, attraversando paesaggi alpini bellissimi, in ottima compagnia, all'insegna dello stare bene insieme e condividendo la passione della mountain bike!


di Alessandro Gamannossi


Il video è a cura di Alessandro Gamannossi.

mercoledì 24 aprile 2019

DUE GIORNI SULLA VIA DEGLI DEI

Era da tempo che avevamo in mente di percorrere questa Via in MTB, divenuta così famosa negli ultimi anni. Data una serie di circostanze, abbiamo deciso di intraprendere questa traversata tra Bologna e Firenze durante le ultime festività pasquali. Non senza difficoltà, visto che non è stato semplice trovare un posto per dormire lungo il percorso. In questo lungo ponte pasquale, infatti, moltissimi escursionisti a piedi e in mountain bike, sia italiani che stranieri, hanno deciso di avventurarsi in questi luoghi dell’Appennino Tosco-Emiliano.
Nata per essere percorsa a piedi in cinque tappe, può essere percorsa anche in MTB, a patto che si seguano opportune varianti. In questo modo si possono evitare i tratti non ciclabili, senza comunque snaturare l’essenza della traversata. Noi abbiamo optato per percorrerla in due giorni, facendo tappa al Passo della Futa, più o meno, quindi, a metà strada tra il capoluogo emiliano e quello toscano.

La carta escursionistica della Via degli Dei - Foto: Elìa Serafini
Ma com’è nata la Via degli Dei? E perché si chiama così? Sul crinale tra Setta e Savena, gli Etruschi percorsero per almeno 4 secoli (VII-IV sec. a.C.) un’antica strada che congiungeva Fiesole con Felsina, al fine di sviluppare i loro traffici e favorire il loro dominio sulla Pianura Padana. Poi i Romani, avendo fondato nel 189 a.C. la colonia di Bononia sui resti dell’antica Felsina, sentirono la necessità di garantire un collegamento con Arezzo e Roma attraverso gli Appennini: sul precedente tracciato etrusco costruirono nel 187 a.C. con il console Caio Flaminio una vera e propria strada romana transappenninica denominata Flaminia Militare. Anche nel Medioevo non si perse l’abitudine di percorrere a piedi o a cavallo questo antico percorso, il più agevole che permettesse di attraversare questo tratto di Appennino. Tuttavia, al lastricato romano caduto presto in disuso e sommerso dalla vegetazione, si sostituì un semplice sentiero, una stretta mulattiera senza pavimentazione, utilizzata dai viandanti che avessero necessità di percorrere questo cammino. La Via degli Dei, percorso ideato alla fine degli anni ’80 del ‘900 da un gruppo di escursionisti bolognesi, ricalca prevalentemente questi antichi tracciati e, tra Monte Bastione e Monte di Fo’, passa accanto ad alcuni pregevoli basolati della strada romana, ora riscoperti. L’origine del nome è dovuto alle località attraversate come Monte Adone, Monzuno (Mons Iovis, monte di Giove), Monte Venere, Monte Luario (Lua era la dea romana dell’espiazione).

La "Flaminia Militare" - Foto: Elìa Serafini
Torniamo alla nostra traversata: partenza alle 5.05 dalla Stazione FS di Lucca di sabato 20 aprile. Giunti a Bologna alle 7.25, in perfetto orario, ci dirigiamo immediatamente verso Piazza Maggiore da dove, comunemente, ha inizio la Via degli Dei. Foto di rito e si parte, incontrando fin dai primi metri, nel centro storico, altri escursionisti che seguono la nostra stessa direzione. Uscire dalla città non è stato complicato, Bologna è dotata di una buona rete di ciclabili che, in poco tempo, consentono di allontanarsi dal centro (peraltro molto tranquillo a quell’ora) e addentrarsi nella verde campagna circostante, con il Parco della Chiusa di Casalecchio di Reno che segna l’uscita dalla città.

Il Parco della Chiusa - Foto: David Maffei
In un ambiente tranquillo e rilassante, abbiamo risalito il fiume Reno passando da una sponda all’altra grazie a due suggestive passerelle sospese, in particolare il ponte di Vizzano, approcciando dopo oltre quindici chilometri di pianura la lunga e discontinua salita che contraddistingue la tappa: le pendenze si rivelano subito impegnative fino a Mugnano, proseguendo poi più agevoli verso il sentiero del Monte del Frate.

Il Ponte di Vizzano sul Reno - Foto: Elìa Serafini
Dopo il primo scollinamento si scende al piccolo paese di Brento, situato proprio ai piedi della rupe di monte Adone: facciamo scorta di panini e riempiamo le borracce alla fontana pubblica. Ci si innesta ora sulla provinciale per Monzuno, affrontando un lungo tratto obbligato su asfalto, un po’ noioso a dire il vero, in parte evitato con la variante sterrata di Monterumici.

La campagna di Monzuno - Foto: Elìa Serafini
A Monzuno la salita si fa più difficile: le pendenze verso Monte Venere sono infatti piuttosto accentuate nella parte iniziale, salvo poi diminuire nel tratto finale fino ai ripetitori del Poggio Santa Croce. Il tracciato, che ora corre sempre fuori dal bosco, prosegue lungo il crinale regalando vasti panorami su tutte le vallate circostanti. Riusciamo anche a vedere le vette del Cimone e del Corno alle Scale imbiancate dalla nevicata della settimana precedente. Superato il parco eolico del Monte del Galletto, concludiamo in rapida discesa a Madonna dei Fornelli.

Parco eolico del Monte del Galletto - Foto: David Maffei
Seconda sosta al bar del paese per fare il pieno di energie e si riprende con l’ascesa del monte dei Cucchi: dopo la prima parte su asfalto il fondo diventa smosso e irregolare, con le pendenze talvolta elevate che ci obbligheranno a procedere a piedi per alcuni tratti lungo il sentiero che sale nel bosco fino alla croce di vetta.
Raggiunto il vicino Pian di Balestra si prosegue sui pendii del Monte Luario fino alla Piana degli Ossi, una zona ricca di reperti dell’epoca romana, tra cui il ciottolato dell’antica strada Flaminia e i resti di alcune vecchie fornaci. Questo luogo venne così chiamato dagli agricoltori che, da secoli, coltivando questo campo, rinvennero numerosi frammenti bianchi di pietra calcarea non totalmente combusti, scambiandoli per ossa.

Segnaletica nei pressi del Monte Luario - Foto: David Maffei
Il sentiero della Piana degli Ossi, piuttosto fangoso all’interno del bosco, proseguirebbe in ripida salita verso la vetta delle Banditacce: in gran parte non ciclabile, questo tratto della Via degli Dei lo abbiamo evitato con la panoramica discesa su Fratte e la successiva facile salita al Passo della Futa (903m s.l.m.), dove ha termine la prima tappa della nostra Via degli Dei.

Il cimitero militare tedesco al Passo della Futa - Foto: David Maffei
L’indomani ripartiamo per la seconda tappa: ci aspetta la salita al Monte Gazzaro, con le prime rampe veramente impegnative da affrontare a causa della pendenza elevata. Gli scorci che, di tanto in tanto, si aprono sulla conca di Fiorenzuola ci ripagano della fatica. Il sentiero, incastonato in un bel bosco, presenta un fondo sempre ben percorribile e, in breve, ci conduce al Passo dell’Osteria Bruciata.

Il sentiero di Monte Gazzaro - Foto: Elìa Serafini
Si prosegue ora con alcuni saliscendi fino al Monte Alto, addentrandosi in una zona dalla vegetazione folta e rigogliosa: la discesa conclusiva è dapprima divertente su single track, poi un po’ più tecnica su sentiero smosso; nel corso della discesa le carrarecce si fanno via via più larghe e scorrevoli consentendo di scendere con rapidità lungo il versante toscano dell’Appennino. Giungiamo così nelle verdi e fiorite colline del Mugello, costeggiamo l’abitato di Sant’Agata e arriviamo a San Piero a Sieve tenendoci sul crinale della collina. Ci concediamo una pausa, un panino, un caffè e si riparte.

Sentiero per Monte Linari - Foto: David Maffei
Giunti in località Tagliaferro, abbandoniamo l’asfalto, e imbocchiamo l’ultima, lunga, impegnativa salita della traversata. Costeggiamo vecchi poderi abbandonati fino alla Badia del Buonsollazzo e imbocchiamo un sentiero abbastanza impegnativo da percorrere in salita, più per la stanchezza delle nostre gambe, che non per la pendenza o il fondo smosso, diventando più piacevole negli ultimi chilometri, in vista del convento del Monte Senario. Il tracciato diventa ora più panoramico sui prati che scendono veloci a Vetta le Croci e giunti a Fiesole ci gustiamo un bel piatto di tagliatelle al pesto di ortica e ricotta salata.

Nei pressi di Vetta le Croci - Foto: Elìa Serafini
Non ci resta che arrivare in Piazza della Signoria, nel centro storico di Firenze, altra foto di rito e via verso la Stazione FS di Santa Maria Novella.

Arrivo in Piazza della Signoria - Foto: David Maffei
Si conclude così questa due giorni in mountain bike sull’Appennino Tosco-Emiliano. La Via degli Dei ci ha piacevolmente sorpresi, è un bel mix tra storia, cultura e gastronomia. Il paesaggio è sempre suggestivo, sia le colline bolognesi che il Mugello, sanno regalare degli scorci fantastici e il lungo single track che scende dal Passo dell’Osteria Bruciata, aggiunge quel giusto pepe che non fa mai male.

lunedì 4 settembre 2017

REPORT PLURIGIORNALIERA 2017

Eccoci alla quarta gita plurigiornaliera sulle Alpi da quando, nel 2014, programmammo "Il giro del Sass de Putia" nel Parco Puez-Odle (Alto Adige). Formula che vince non si cambia: così, anche per quest'anno, abbiamo proposto una tre giorni alpina "full-immersion", sulle montagne a cavallo tra Italia e Francia, con quartier generale a Bardonecchia, in alta Val di Susa. 

Gruppo composto da 12 partecipanti, provenienti dalle sezioni di Lucca, Pistoia, Pontedera, Livorno e Modena.

Il meteo è sempre stato dalla nostra parte, regalandoci giornate di sole, ventilate e dalle piacevoli temperature. E così, giunti in albergo il venerdì in tarda mattinata, ci siamo subito preparati per concederci una pedalata pomeridiana: partenza da Bardonecchia con meta il Rifugio Scarfiotti (2165m slm) nella Valle del Rochemolles, poco al di sotto del Colle del Sommeiller.

Alcuni bikers col Rifugio Scarfiotti sullo sfondo - Foto: Simone Bartoli
Discesa dalla Gran Bea - Foto: Alessandro Tofanelli
Al sabato era in programma la cicloescursione principale della plurigiornaliera, ovvero "Fort Lenlon, Fort Olive e Col du Granon", completamente in territorio francese. Si tratta di un giro di eccezionale bellezza nell'area del Monginevro, precisamente nel territorio tra la Val Clarée, la Val Guisane ed il Briançonnais con collegamento attraverso il Col du Granon. L'itinerario consente di raggiungere due delle numerose fortificazioni militari della zona e precisamente il Fort Lenlon ed il Fort Olive, con panorami variegati e maestosi sui circostanti rilievi montuosi.

La strada bianca che conduce al Col du Granon - Foto: Simone Bartoli

Momenti di relax al rifugio - Foto: Simone Bartoli
Panorama sulla cittadina di Briançon - Foto: Alessandro Tofanelli

Selfie di gruppo al Fort Lenlon - Foto: Alessandro Tofanelli
Terrazza panoramica su Briançon - Foto: Rossano Fabbiani

Fort Olive - Foto: Rossano Fabbiani
Ed eccoci al terzo ed ultimo giorno, per il quale avevamo previsto una cicloescursione al Col della Rho: si tratta di un bellissimo giro a cavallo del confine con la Francia, con bei panorami sulle vallate intorno ai Tre Re Magi, Monte Thabor e Gran Séru. Il Col della Rho, con i suoi 2545m, rappresenta la massima elevazione raggiunta durante questa impegnativa cicloescursione, dal sapore tipicamente alpino.

La galleria della Rho - Foto: Silvano Gozzi

Colle della Rho - Foto: Silvano Gozzi

Discesa in Valle Stretta - Foto: Silvano Gozzi

Attraversamento di torrente in Valle Stretta - Foto: Silvano Gozzi





I video sono a cura di Simone Bartoli

mercoledì 9 agosto 2017

LA VIA DEL SALE

Da Limone Piemonte (CN) a Ventimiglia (IM)

Finalmente dopo anni di attesa è arrivato il momento, si parte...

Era già molto che ci pensavo, ma tra lavoro, famiglia e impegni quotidiani non avevo mai tentato di organizzare qualcosa di definitivo. Ed invece, lo scorso anno, complici anche alcuni compagni di pedalate, la cosa cominciò a prendere forma.
Eravamo di ritorno dall'Isola d'Elba, da uno dei tanti raduni, e parlando con Rossano iniziammo a tirare giù le prime linee guida. Bisognava creare un bel gruppetto affiatato e ben allenato, ma per questo ci sono voluti solo pochi giorni, poi davanti ad una pizza diventa tutto più semplice. L'obiettivo che ci prefiggemmo era di compiere la traversata nell'estate 2017.

All'inizio qualche parere discordante riguardo la durata della gita, ma grazie ad una brillante idea di Rossano, trovammo la soluzione che accontentava tutti, anche se il dazio da pagare erano le poche ore di sonno ed una bella alzataccia il giorno della partenza, specialmente per Riccardo e Silvano, i più distanti dal luogo di ritrovo prestabilito.

E così, eccoci a venerdì 30 giugno, ore 04.00, partenza per Limone Piemonte. Tutte le bici sono sistemate sul furgone del mitico Gianluca: che la nostra avventura abbia inizio!

Alle 10.00 siamo già in sella, preferendo partire dalla stazione sciistica di Limone 1400, evitando così 12km di asfalto insignificante. Fatto il pieno d'acqua ad una delle poche fonti sulla strada ci dirigiamo verso il Col di Tenda.


Partenza da Limone 1400

Sin da subito capiamo che l'escursione ci regalerà scorci indimenticabili e panorami mozzafiato! Di buona lena ci dirigiamo verso la prima tappa, il Rifugio Don Barbera, unico punto per rifornirci d'acqua prima del Col della Melosa, dove alloggeremo per la notte.

Rifugio Don Barbera
 
Dopo una bella scorpacciata di tagliatelle al pesto di ortica (veramente buone!), riprendiamo il nostro cammino verso la meta della prima giornata.

Panorama nel Parco del Marguareis
 
Da qui in avanti il paesaggio cambia radicalmente: dal maestoso Parco del Marguareis passiamo ai boschi del Parco della Navette, seguito da una sostanziale perdita di quota.
Giunti al termine di un'estenuante salita, in prossimità di un bivio, faccio notare alla "truppa" che, proprio a mezzora scarsa fuori programma, abbiamo sia il Monte Saccarello che la vetta del Redentore a poche centinaia di metri l'uno dall'altra. Senza tanti giri di parole li convinco che la cosa è troppo allettante per non considerarla.
Raggiunte le due vette ci concediamo una meritata pausa e una bella foto di gruppo.

Monte Saccarello (2201m slm), la vetta della Liguria
 
Adesso, però, è giunto il momento di affrontare l'ultima salita per poi goderci il meritato riposo. All'insaputa di tutti ho in serbo un'altra “sorpresa”, la discesa (denominata variante tecnica), la quale conduce, in pochi minuti, al Rifugio Allavena.
Al bivio, con grande stupore, tutti decidono per questa variante, così mi lancio per primo e all'incoraggiamento "fidatevi di me!!!" iniziamo la discesa.

Rossano sulla variante tecnica
 
La serata passa spensierata e, tra battute e qualche birra, decidiamo che forse è meglio andare a letto presto. All'indomani, infatti, ci aspetta sì "poca" salita, ma più di 2000m di discesa non poco impegnativa.
La mattina ripartiamo dal rifugio: dobbiamo guadagnare un po' di metri di quota per imboccare l'Alta Via dei Monti Liguri. Ora gli scenari sono totalmente diversi dal giorno precedente, ma altrettanto spettacolari, con passaggi veramente mozzafiato e sempre ciclabili.

Dal Rifugio Allavena recuperiamo l'Alta Via dei Monti Liguri


Uno dei tanti passaggi adrenalinici
 
La seconda tappa, con un dislivello positivo di poco inferiore ai 1000m, si dimostra ugualmente impegnativa, vuoi per le fatiche del giorno prima, vuoi perché la discesa è veramente infinita, con una prima parte molto tecnica ed una seconda parte veloce ma scassata, che mette a dura prova l'affidabilità delle bici e la nostra resistenza fisica, specialmente per chi ha affrontato tutto il tour con la front.

David impegnato in un tratto tecnico
 
L'itinerario del secondo giorno prevederebbe due varianti un po' tossiche, ma tutti insieme decidiamo di andare per la via principale e di evitare quindi eventuali complicazioni, visto che “cosa mai successa in due giorni” le 8 bici, nonostante il fondo accidentato, non hanno accusato nemmeno una foratura.

Abbeveratoi sull'interminabile tratto di discesa
 
A mano a mano che perdiamo quota, l'aria fresca che fino ad ora ha reso gradevole la pedalata, fa posto ad un caldo un po' afoso. Ormai siamo prossimi alla meta finale, Ventimiglia. Riusciamo già ad intravederla e non ci vuole molto a raggiungere Gianluca ed il suo furgone, visto che gli ultimi chilometri sono su asfalto, tra l'altro (strano ma vero per un biker) ora graditi, dopo 100km tra sentieri, mulattiere e sterrate piuttosto accidentate.

Direzione Ventimiglia
 
Giunti alla fine dell'avventura optiamo per una buona birra fresca, rinunciando al classico bagno in mare e lasciando al fido Gianluca il compito di caricare le bici. Seduti attorno ad un tavolino siamo con la mente già al prossimo anno, con tante idee nel cantiere e tanta voglia di pedalare ancora insieme.


Da sinistra verso destra: David, Elìa, Simone, Silvano, Amelio, Rossano, Riccardo ed Alessandro


Testo e foto: Simone Bartoli


Video a cura di Simone Bartoli

Video a cura di Rossano Fabbiani