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giovedì 9 maggio 2024

TOCCATA E FUGA SUL LAGO DI GARDA

Ormai sta diventando un classico del nostro repertorio: la toccata e fuga in luoghi lontani da casa nostra. Partenza prima dell'alba, giro super in mountain-bike e rientro alle proprie case ad un orario decente in serata. L'abbiamo fatto per la collina di Superga a Torino, la Val Brembana in provincia di Bergamo, la Val di Funes in Alto Adige e, questa primavera, è stata la volta dell'Alto Garda, con un gran bel giro a cavallo delle provincie di Trento e Brescia. Quindi, sabato 30 marzo, il "Maffo" (David Maffei) ed io siamo partiti alle 3.45 del mattino dal mio garage dopo aver caricato le nostre mountain-bike e tutto l'armamentario sulla mia macchina. Il viaggio scorre via veloce e nemmeno quattro ore dopo siamo sul lungolago di Limone sul Garda, in provincia di Brescia appunto. Ma facciamo un passo indietro. L'idea è quella di mettere insieme un anello che racchiuda le principali peculiarità dell'Alto Garda, ossia: il nuovo tratto di ciclabile sospesa sul lago, la vista mozzafiato che si può ammirare da Punta Larici (uno degli spot panoramici più visitati del Garda), percorrere alcune delle strade militari costruite durante le Grande Guerra e, per finire, scendere dai ripidi sentieri caratteristici del versante occidentale del lago più grande d'Italia. Il tutto in un ambiente altamente variegato, andando dalla macchia mediterranea e dagli oliveti delle quote più basse al tipico ambiente prealpino, ricco di faggi, conifere e radure.
 

Ed eccoci, dunque, in sella. Si parte attraversando la bella borgata (ancora dormiente) di Limone, affaciata sul lago, molto curata e con scorci veramente caratteristici. Seguiamo le indicazioni per la ciclopedonale percorrendo le viuzze del centro e facendo attenzione ai pochi escursionisti che incontriamo. Finalmente la imbocchiamo: è veramente spettacolare, completamente sospesa sulle acque del lago segue la tormentata sponda bresciana in direzione nord. In lontananza si vedono Riva del Garda, il monte Brione con la sua particolare conformazione a mezza luna e la "badilata" del versante sud del monte Stivo (2054m slm), la cima più meridionale della catena del Bondone, posta tra Arco e Rovereto. Sapevamo che questo tratto di ciclopedonale è lungo appena 2 chilometri, infatti si interrompe esattamente sul confine tra le due provincie. Quello che non sapevamo è che non esiste la possibilità di accedere direttamente alla Gardesana (la statale che corre lungo il lago), ma bisogna necessariamente tornare indietro, fino alle porte di Limone e imboccarla da lì. Peccato. Si tratta di un progetto ambizioso e importante che stanno portando avanti le provincie che affacciano sul lago con l'obiettivo di poter compiere un giorno l'intero periplo. Il cantiere "trentino" c'è, il che fa ben sperare sul proseguo dei lavori.
 
Montiamo le luci alle bici per renderci più visibili sulla statale per Riva e iniziamo a pedalare su asfalto. Bisogna andare a prendere l'Antica Strada del Ponale. Le possibilità sono due: percorrere la Gardesana fino a Riva del Garda, dove ha inizio la Ponale, oppure 
abbandonare l'asfalto giunti all'antico porto del Ponale in favore di una vecchia mulattiera che, seguendo il corso del torrente, sale fin poco sotto l'abitato di Pregasina, dove è possibile intercettare l'Antica Strada del Ponale. Ovviamente scegliamo la seconda opzione, anche se ci costa un po' di portage (circa 200 metri di dislivello). La salita verso Pregasina è agevole e giungiamo al paese velocemente. Ci riforniamo di acqua alla fontana e riprendiamo a pedalare verso Punta Larici. Ora le pendenze diventano più sostenute, soprattutto sulle prime rampe di cemento. Quando ritroviamo lo sterrato, riusciamo a rifiatare un po' di più, ma in sostanza non molla mai fino al bivio per Malga Palaer (che raggiungeremo dopo). Col meteo, purtroppo, non siamo stati fortunatissimi. La foschia non se ne va, rendendo vani tutti gli sforzi fatti per scattare almeno una foto decente dal balcone naturale di Punta Larici (907m slm). Non ci perdiamo d'animo e proseguiamo in direzione della malga sopracitata.
 
 
La strada continua a salire nel bosco. Alla malga si apre una bella radura, attraversata dal sentiero che sale direttamente al Passo Rocchetta (1159m slm) e che dobbiamo raggiungere anche noi. Con le mountain-bike, però, dobbiamo passare dal sentiero a loro consentito: si tratta di un bel trail che sale (tanto per cambiare) con pendenza costante e sostenuta all'interno del bosco. Il fondo è compatto e scorrevole, il che aiuta non poco la progressione in salita. Ci vogliono, comunque, buone gambe e buoni polmoni per arrivare in sella fino al passo. Dopodiché inizia un lungo tratto caratterizzato da un continuo "sali-scendi", sempre vicini al crinale toccando in sequenza il Passo Guil (1209m slm), la Baita Segala, la Bocca dei Fortini (1243m slm), il Passo Bestana (1286m slm), per giungere infine al Rifugio degli Alpini Passo Nota (1204m slm), dove merita fermarsi per recuperare energie e per fare una chiacchierata con i gestori, sempre disponibili a dare utili indicazioni sullo stato dei sentieri della zona.
 
 
Dopo esserci confrontati col rifugista, decidiamo di seguire il nostro "progetto" iniziale. Imbocchiamo quindi il comodo sentiero CAI 106, praticamente un sentiero carrabile (almeno il tratto da noi percorso) di origine militare, come testimoniano le gallerie scavate nella roccia che si incontrano.

 
Poco dopo la galleria della foto sopra dobbiamo abbandonare il sentiero CAI 106 per iniziare a salire in portage verso la sella posta a circa 1275 metri di quota, tra il monte Corna Vecchia (1415m slm) e il Corno Nero (1405m slm). Giunti alla sella, si capisce subito con cosa avremo a che fare scendendo da lì. Il sentiero CAI 102, infatti, si presenta subito bello tosto, un po' oltre le nostre capacità: ripido senza mai mollare, scavato e con terreno smosso, almeno fino a quando non entriamo nella selva di Degà. In questo tratto all'interno del bosco, appunto, il sentiero diventa meno ostico e, per noi, più divertente.
 
Poco dopo troviamo un altro pezzo un po' esposto, ricco di materiale detritico che ci costringe a percorrerlo a piedi. Siamo infatti all'interno della linea di impluvio del torrente Pura, in questo punto, nel giorno della nostra gita, privo di acqua. Usciti da qui, troviamo l'ultimo sentiero della giornata, il "croccante" CAI 123 Val Pura, che segue da vicino il già citato torrente fino alle porte di Limone sul Garda. 

 

A questo punto rientriamo al parcheggio percorrendo le vie di Limone, in un contesto fatto di magnifici oliveti vista lago.
 
Testo e foto di
Elia Serafini
 
PS: alcune delle foto pubblicate in questo articolo, riguardanti i paragrafi della Ponale e di Punta Larici, sono state scattate in altra occasione con condizioni meteo e di visibilità migliori.
 
Traccia GPS

giovedì 25 aprile 2024

DUE GIORNI SUI SENTIERI DEL LAGO D'IDRO

Come ogni anno, in occasione del mio compleanno, mi concedo un fine settimana all’insegna della mountain-bike, contando sulla presenza dei soliti compagni di avventura nella speranza che non abbiano impegni di lavoro o familiari. Lo scorso anno solo Silvano riuscì ad organizzarsi, mentre quest’anno, oltre a lui, si aggrega anche Luca.
La meta ricade nuovamente sul lago d’Idro, vicino al più famoso e gettonato Garda. Quest’anno decidiamo di partire il sabato di buon mattino per farci un primo assaggio non troppo impegnativo già nel pomeriggio, visto che per la domenica ho programmato un'uscita che ci impegnerà praticamente tutto il giorno.

Giorno 1 - Monte Censo
Il monte Censo (1012m slm) è una modesta vetta che spicca sopra l'abitato di Anfo; a vederlo dal lago sembra impossibile poter scendere da lì, tuttavia - anche se impegativo - il sentiero è praticamente tutto ciclabile. Lasciata l’auto nei pressi della piccola rotonda all’inizio del paese, seguiamo le indicazioni per il passo del Baremone e passo Maniva. La salita non è mai troppo ripida, ma oggi è esplosa letteralmente l’estate e il caldo si fa subito sentire. Arrivati al bivio per il monte Censo, essendo ancora presto, decidiamo di aggiungere un piccolo anello che ci dà la possibilità di inserire una discesa in più al giro. Al bivio per la baita Gatole imbocchiamo, quindi, il sentiero CAI 433 che transita poco sotto la Cima Valcaelli: il sentiero è bello e pedalabile fino al punto panoramico contraddistinto da una croce di vetta.


Scattata qualche foto riprendiamo la discesa, che da qui in avanti si fa veramente impegnativa. In alcuni tratti, infatti, siamo costretti a scendere dalla bici a causa delle pendenze troppo accentuate, rese oltretutto scivolose dal terreno sdrucciolevole e il paleo secco.

Di nuovo sulla strada carrabile, la seguiamo poche decine di metri per poi proseguire sempre sempre sul sentiero CAI 433 direzione monte Censo. Per raggiungere la cima occorre un breve tratto a spinta e, giunti alla grande croce, si apre un bellissimo affaccio su gran parte del lago d'Idro.
 


Anche da quassù verrebbe da pensare che scendere sia un impresa, ma appena imboccato il sentiero ci esaltiamo come non mai, danzando tra gli stretti tornanti che ci accompagneranno fino alla fine. Sarà il preludio del giorno successivo.
 
Giorno 2 - Monte Manos e Monte Stino
Da Pieve Vecchia, dove abbiamo alloggiato al B&B "le Dolcezze", e dopo un ottima colazione, inforchiamo le bici e cominciamo la salita sulla SP58 in direzione del passo San Rocco. Purtroppo oggi non abbiamo fatto bene i conti, ritrovandoci nel bel mezzo della Gran Fondo della Colnago con circa 3000 iscritti.
 
Fin tanto che possiamo procediamo in sella ma sopraggiunti i primi corridori siamo costretti, in un primo momento, ad una sosta forzata di circa 30 minuti. Dopo i corridori di testa, decidiamo di proseguire a piedi facendo molta attenzione a non intralciare i partecipanti, saltando da un lato all’altro della strada. Alla fine dei tornanti, per fortuna, la nostra direzione abbandona il tracciato della gara, in favore di una bella stradina di montagna che transita dal Santuario della Madonna del Secco e conduce al passo del Cavallino della Fobbia, dove proseguiamo sull’Ippovia transitando dal passo del Vicì, fino ad incrociare il sentiero CAI 473 che conduce in vetta al monte Manos (1517 m slm).
 

La prima parte della salita alla cima è piuttosto agevole, mentre gli ultimi 100 metri siamo costretti a percorrerli spingendo la bici. Essendo un monte facile da raggiungre, alla croce di vetta troviamo un po’ di gente, complice anche la bella giornata.
Recuperate le forze ci prepariamo per la prima discesa della giornata che avverrà attraverso la cresta sul lato opposto alla salita e lungo il sentiero CAI 471 fino al Passo di San Rocco. Ce la ingolliamo quasi tutta d’un fiato, non fermandoci neppure per qualche scatto. Ora la nota dolente: per raggiungere il Rifugio Monte Stino dobbiamo spararci altri 500 metri circa di dislivello su una salita lunga, a tratti molto ripida e completamente sotto il sole. Tra un colpo di pedale e l’altro e un continuo zizzagare arriviamo al rifugio, dove in compagnia di due gravelbikers ci rilassiamo e ci rifocilliamo con pizzoccheri e tagliatelle.

Adesso arriva il clou della giornata ,in una lunga e strepitosa discesa che combina i sentieri CAI 456 (meglio conosciuto come il sentiero dei 136 tornanti) e il sentiero CAI 454 (Trail del Camisino). La combinazione è da 10 e lode e anche se facciamo solo la metà dei famosi 136, il trail successivo non ci fa rimpiangere la nostra scelta. Anche qua il tema dominante è il nosepress per chiudere una serie infinita di tornantini.
 
Giunti alla fine la ciliegina è una bella passerella lungolago tramite ciclabile che in pratica ci porta fino al B&B.
 


WONDERFULLLL!!!

Simone Bartoli

Le tracce GPS delle due giornate: