Era
da tempo che avevamo in mente di percorrere questa Via in MTB, divenuta così
famosa negli ultimi anni. Data una serie di circostanze, abbiamo deciso di intraprendere
questa traversata tra Bologna e Firenze durante le ultime festività pasquali.
Non senza difficoltà, visto che non è stato semplice trovare un posto per
dormire lungo il percorso. In questo lungo ponte pasquale, infatti, moltissimi
escursionisti a piedi e in mountain bike, sia italiani che stranieri, hanno
deciso di avventurarsi in questi luoghi dell’Appennino Tosco-Emiliano.
Nata per essere percorsa a
piedi in cinque tappe, può essere percorsa anche in MTB, a patto che si seguano
opportune varianti. In questo modo si possono evitare i tratti non ciclabili,
senza comunque snaturare l’essenza della traversata. Noi abbiamo optato per
percorrerla in due giorni, facendo tappa al Passo della Futa, più o meno,
quindi, a metà strada tra il capoluogo emiliano e quello toscano.
La carta escursionistica della Via degli Dei - Foto: Elìa Serafini |
Ma com’è nata la Via degli
Dei? E perché si chiama così? Sul crinale tra Setta e Savena, gli Etruschi
percorsero per almeno 4 secoli (VII-IV sec. a.C.) un’antica strada che
congiungeva Fiesole con Felsina, al fine di sviluppare i loro traffici e
favorire il loro dominio sulla Pianura Padana. Poi i Romani, avendo fondato nel
189 a.C. la colonia di Bononia sui resti dell’antica Felsina, sentirono la
necessità di garantire un collegamento con Arezzo e Roma attraverso gli
Appennini: sul precedente tracciato etrusco costruirono nel 187 a.C. con il console
Caio Flaminio una vera e propria strada romana transappenninica denominata
Flaminia Militare. Anche nel Medioevo non si perse l’abitudine di percorrere a
piedi o a cavallo questo antico percorso, il più agevole che permettesse di
attraversare questo tratto di Appennino. Tuttavia, al lastricato romano caduto
presto in disuso e sommerso dalla vegetazione, si sostituì un semplice
sentiero, una stretta mulattiera senza pavimentazione, utilizzata dai viandanti
che avessero necessità di percorrere questo cammino. La Via degli Dei, percorso
ideato alla fine degli anni ’80 del ‘900 da un gruppo di escursionisti
bolognesi, ricalca prevalentemente questi antichi tracciati e, tra Monte
Bastione e Monte di Fo’, passa accanto ad alcuni pregevoli basolati della
strada romana, ora riscoperti. L’origine del nome è dovuto alle località
attraversate come Monte Adone, Monzuno (Mons Iovis, monte di Giove), Monte
Venere, Monte Luario (Lua era la dea romana dell’espiazione).
La "Flaminia Militare" - Foto: Elìa Serafini |
Torniamo alla nostra
traversata: partenza alle 5.05 dalla Stazione FS di Lucca di sabato 20 aprile.
Giunti a Bologna alle 7.25, in perfetto orario, ci dirigiamo immediatamente
verso Piazza Maggiore da dove, comunemente, ha inizio la Via degli Dei. Foto di
rito e si parte, incontrando fin dai primi metri, nel centro storico, altri
escursionisti che seguono la nostra stessa direzione. Uscire dalla città non è
stato complicato, Bologna è dotata di una buona rete di ciclabili che, in poco
tempo, consentono di allontanarsi dal centro (peraltro molto tranquillo a quell’ora)
e addentrarsi nella verde campagna circostante, con il Parco della Chiusa di
Casalecchio di Reno che segna l’uscita dalla città.
Il Parco della Chiusa - Foto: David Maffei |
In un ambiente tranquillo e
rilassante, abbiamo risalito il fiume Reno passando da una sponda all’altra
grazie a due suggestive passerelle sospese, in particolare il ponte di Vizzano,
approcciando dopo oltre quindici chilometri di pianura la lunga e discontinua
salita che contraddistingue la tappa: le pendenze si rivelano subito
impegnative fino a Mugnano, proseguendo poi più agevoli verso il sentiero del
Monte del Frate.
Il Ponte di Vizzano sul Reno - Foto: Elìa Serafini |
Dopo il primo scollinamento
si scende al piccolo paese di Brento, situato proprio ai piedi della rupe di
monte Adone: facciamo scorta di panini e riempiamo le borracce alla fontana
pubblica. Ci si innesta ora sulla provinciale per Monzuno, affrontando un lungo
tratto obbligato su asfalto, un po’ noioso a dire il vero, in parte evitato con
la variante sterrata di Monterumici.
La campagna di Monzuno - Foto: Elìa Serafini |
A Monzuno la salita si fa
più difficile: le pendenze verso Monte Venere sono infatti piuttosto accentuate
nella parte iniziale, salvo poi diminuire nel tratto finale fino ai ripetitori
del Poggio Santa Croce. Il tracciato, che ora corre sempre fuori dal bosco,
prosegue lungo il crinale regalando vasti panorami su tutte le vallate
circostanti. Riusciamo anche a vedere le vette del Cimone e del Corno alle
Scale imbiancate dalla nevicata della settimana precedente. Superato il parco
eolico del Monte del Galletto, concludiamo in rapida discesa a Madonna dei
Fornelli.
Parco eolico del Monte del Galletto - Foto: David Maffei |
Seconda sosta al bar del
paese per fare il pieno di energie e si riprende con l’ascesa del monte dei
Cucchi: dopo la prima parte su asfalto il fondo diventa smosso e irregolare,
con le pendenze talvolta elevate che ci obbligheranno a procedere a piedi per
alcuni tratti lungo il sentiero che sale nel bosco fino alla croce di vetta.
Raggiunto il vicino Pian di
Balestra si prosegue sui pendii del Monte Luario fino alla Piana degli Ossi,
una zona ricca di reperti dell’epoca romana, tra cui il ciottolato dell’antica
strada Flaminia e i resti di alcune vecchie fornaci. Questo luogo venne così
chiamato dagli agricoltori che, da secoli, coltivando questo campo, rinvennero
numerosi frammenti bianchi di pietra calcarea non totalmente combusti,
scambiandoli per ossa.
Segnaletica nei pressi del Monte Luario - Foto: David Maffei |
Il sentiero della Piana
degli Ossi, piuttosto fangoso all’interno del bosco, proseguirebbe in ripida
salita verso la vetta delle Banditacce: in gran parte non ciclabile, questo
tratto della Via degli Dei lo abbiamo evitato con la panoramica discesa su
Fratte e la successiva facile salita al Passo della Futa (903m s.l.m.), dove ha
termine la prima tappa della nostra Via degli Dei.
Il cimitero militare tedesco al Passo della Futa - Foto: David Maffei |
L’indomani ripartiamo per la
seconda tappa: ci aspetta la salita al Monte Gazzaro, con le prime rampe
veramente impegnative da affrontare a causa della pendenza elevata. Gli scorci
che, di tanto in tanto, si aprono sulla conca di Fiorenzuola ci ripagano della
fatica. Il sentiero, incastonato in un bel bosco, presenta un fondo sempre ben
percorribile e, in breve, ci conduce al Passo dell’Osteria Bruciata.
Il sentiero di Monte Gazzaro - Foto: Elìa Serafini |
Si prosegue ora con alcuni
saliscendi fino al Monte Alto, addentrandosi in una zona dalla vegetazione
folta e rigogliosa: la discesa conclusiva è dapprima divertente su single
track, poi un po’ più tecnica su sentiero smosso; nel corso della discesa le carrarecce
si fanno via via più larghe e scorrevoli consentendo di scendere con rapidità
lungo il versante toscano dell’Appennino. Giungiamo così nelle verdi e fiorite
colline del Mugello, costeggiamo l’abitato di Sant’Agata e arriviamo a San
Piero a Sieve tenendoci sul crinale della collina. Ci concediamo una pausa, un
panino, un caffè e si riparte.
Sentiero per Monte Linari - Foto: David Maffei |
Giunti in località
Tagliaferro, abbandoniamo l’asfalto, e imbocchiamo l’ultima, lunga, impegnativa
salita della traversata. Costeggiamo vecchi poderi abbandonati fino alla Badia
del Buonsollazzo e imbocchiamo un sentiero abbastanza impegnativo da percorrere
in salita, più per la stanchezza delle nostre gambe, che non per la pendenza o
il fondo smosso, diventando più piacevole negli ultimi chilometri, in vista del
convento del Monte Senario. Il tracciato diventa ora più panoramico sui prati
che scendono veloci a Vetta le Croci e giunti a Fiesole ci gustiamo un bel
piatto di tagliatelle al pesto di ortica e ricotta salata.
Nei pressi di Vetta le Croci - Foto: Elìa Serafini |
Non ci resta che arrivare in
Piazza della Signoria, nel centro storico di Firenze, altra foto di rito e via
verso la Stazione FS di Santa Maria Novella.
Arrivo in Piazza della Signoria - Foto: David Maffei |
Si conclude così questa due giorni
in mountain bike sull’Appennino Tosco-Emiliano. La Via degli Dei ci ha
piacevolmente sorpresi, è un bel mix tra storia, cultura e gastronomia. Il
paesaggio è sempre suggestivo, sia le colline bolognesi che il Mugello, sanno
regalare degli scorci fantastici e il lungo single track che scende dal Passo dell’Osteria
Bruciata, aggiunge quel giusto pepe che non fa mai male.
Bene. Bravi. A breve seguiremo le vostre orme.
RispondiEliminabravi, ottimo articolo. avete il gpx del vs giro con le varianti utilizzate per evitare i tratti non ciclabili? grazie in anticipo
RispondiElimina