Come ogni anno, in occasione del mio compleanno, mi concedo un fine settimana all’insegna della mountain-bike, contando sulla presenza dei soliti compagni di avventura nella speranza che non abbiano impegni di lavoro o familiari. Lo scorso anno solo Silvano riuscì ad organizzarsi, mentre quest’anno, oltre a lui, si aggrega anche Luca.
La meta ricade nuovamente sul lago d’Idro, vicino al più famoso e gettonato Garda. Quest’anno decidiamo di partire il sabato di buon mattino per farci un primo assaggio non troppo impegnativo già nel pomeriggio, visto che per la domenica ho programmato un'uscita che ci impegnerà praticamente tutto il giorno.
Giorno 1 - Monte Censo
Il monte Censo (1012m slm) è una modesta vetta che spicca sopra l'abitato di Anfo; a vederlo dal lago sembra impossibile poter scendere da lì, tuttavia - anche se impegativo - il sentiero è praticamente tutto ciclabile. Lasciata l’auto nei pressi della piccola rotonda all’inizio del paese, seguiamo le indicazioni per il passo del Baremone e passo Maniva. La salita non è mai troppo ripida, ma oggi è esplosa letteralmente l’estate e il caldo si fa subito sentire. Arrivati al bivio per il monte Censo, essendo ancora presto, decidiamo di aggiungere un piccolo anello che ci dà la possibilità di inserire una discesa in più al giro. Al bivio per la baita Gatole imbocchiamo, quindi, il sentiero CAI 433 che transita poco sotto la Cima Valcaelli: il sentiero è bello e pedalabile fino al punto panoramico contraddistinto da una croce di vetta.
Scattata qualche foto riprendiamo la discesa, che da qui in avanti si fa veramente impegnativa. In alcuni tratti, infatti, siamo costretti a scendere dalla bici a causa delle pendenze troppo accentuate, rese oltretutto scivolose dal terreno sdrucciolevole e il paleo secco.
Di nuovo sulla strada carrabile, la seguiamo poche decine di metri per poi proseguire sempre sempre sul sentiero CAI 433 direzione monte Censo. Per raggiungere la cima occorre un breve tratto a spinta e, giunti alla grande croce, si apre un bellissimo affaccio su gran parte del lago d'Idro.
Anche da quassù verrebbe da pensare che scendere sia un impresa, ma appena imboccato il sentiero ci esaltiamo come non mai, danzando tra gli stretti tornanti che ci accompagneranno fino alla fine. Sarà il preludio del giorno successivo.
Giorno 2 - Monte Manos e Monte Stino
Da Pieve Vecchia, dove abbiamo alloggiato al B&B "le Dolcezze", e dopo un ottima colazione, inforchiamo le bici e cominciamo la salita sulla SP58 in direzione del passo San Rocco. Purtroppo oggi non abbiamo fatto bene i conti, ritrovandoci nel bel mezzo della Gran Fondo della Colnago con circa 3000 iscritti.
Fin tanto che possiamo procediamo in sella ma sopraggiunti i primi corridori siamo costretti, in un primo momento, ad una sosta forzata di circa 30 minuti. Dopo i corridori di testa, decidiamo di proseguire a piedi facendo molta attenzione a non intralciare i partecipanti, saltando da un lato all’altro della strada. Alla fine dei tornanti, per fortuna, la nostra direzione abbandona il tracciato della gara, in favore di una bella stradina di montagna che transita dal Santuario della Madonna del Secco e conduce al passo del Cavallino della Fobbia, dove proseguiamo sull’Ippovia transitando dal passo del Vicì, fino ad incrociare il sentiero CAI 473 che conduce in vetta al monte Manos (1517 m slm).
La prima parte della salita alla cima è piuttosto agevole, mentre gli ultimi 100 metri siamo costretti a percorrerli spingendo la bici. Essendo un monte facile da raggiungre, alla croce di vetta troviamo un po’ di gente, complice anche la bella giornata.
Recuperate le forze ci prepariamo per la prima discesa della giornata che avverrà attraverso la cresta sul lato opposto alla salita e lungo il sentiero CAI 471 fino al Passo di San Rocco. Ce la ingolliamo quasi tutta d’un fiato, non fermandoci neppure per qualche scatto. Ora la nota dolente: per raggiungere il Rifugio Monte Stino dobbiamo spararci altri 500 metri circa di dislivello su una salita lunga, a tratti molto ripida e completamente sotto il sole. Tra un colpo di pedale e l’altro e un continuo zizzagare arriviamo al rifugio, dove in compagnia di due gravelbikers ci rilassiamo e ci rifocilliamo con pizzoccheri e tagliatelle.
Adesso arriva il clou della giornata ,in una lunga e strepitosa discesa che combina i sentieri CAI 456 (meglio conosciuto come il sentiero dei 136 tornanti) e il sentiero CAI 454 (Trail del Camisino). La combinazione è da 10 e lode e anche se facciamo solo la metà dei famosi 136, il trail successivo non ci fa rimpiangere la nostra scelta. Anche qua il tema dominante è il nosepress per chiudere una serie infinita di tornantini.
Giunti alla fine la ciliegina è una bella passerella lungolago tramite ciclabile che in pratica ci porta fino al B&B.
WONDERFULLLL!!!
Simone Bartoli
Le tracce GPS delle due giornate:
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