mercoledì 9 agosto 2017

LA VIA DEL SALE

Da Limone Piemonte (CN) a Ventimiglia (IM)

Finalmente dopo anni di attesa è arrivato il momento, si parte...

Era già molto che ci pensavo, ma tra lavoro, famiglia e impegni quotidiani non avevo mai tentato di organizzare qualcosa di definitivo. Ed invece, lo scorso anno, complici anche alcuni compagni di pedalate, la cosa cominciò a prendere forma.
Eravamo di ritorno dall'Isola d'Elba, da uno dei tanti raduni, e parlando con Rossano iniziammo a tirare giù le prime linee guida. Bisognava creare un bel gruppetto affiatato e ben allenato, ma per questo ci sono voluti solo pochi giorni, poi davanti ad una pizza diventa tutto più semplice. L'obiettivo che ci prefiggemmo era di compiere la traversata nell'estate 2017.

All'inizio qualche parere discordante riguardo la durata della gita, ma grazie ad una brillante idea di Rossano, trovammo la soluzione che accontentava tutti, anche se il dazio da pagare erano le poche ore di sonno ed una bella alzataccia il giorno della partenza, specialmente per Riccardo e Silvano, i più distanti dal luogo di ritrovo prestabilito.

E così, eccoci a venerdì 30 giugno, ore 04.00, partenza per Limone Piemonte. Tutte le bici sono sistemate sul furgone del mitico Gianluca: che la nostra avventura abbia inizio!

Alle 10.00 siamo già in sella, preferendo partire dalla stazione sciistica di Limone 1400, evitando così 12km di asfalto insignificante. Fatto il pieno d'acqua ad una delle poche fonti sulla strada ci dirigiamo verso il Col di Tenda.


Partenza da Limone 1400

Sin da subito capiamo che l'escursione ci regalerà scorci indimenticabili e panorami mozzafiato! Di buona lena ci dirigiamo verso la prima tappa, il Rifugio Don Barbera, unico punto per rifornirci d'acqua prima del Col della Melosa, dove alloggeremo per la notte.

Rifugio Don Barbera
 
Dopo una bella scorpacciata di tagliatelle al pesto di ortica (veramente buone!), riprendiamo il nostro cammino verso la meta della prima giornata.

Panorama nel Parco del Marguareis
 
Da qui in avanti il paesaggio cambia radicalmente: dal maestoso Parco del Marguareis passiamo ai boschi del Parco della Navette, seguito da una sostanziale perdita di quota.
Giunti al termine di un'estenuante salita, in prossimità di un bivio, faccio notare alla "truppa" che, proprio a mezzora scarsa fuori programma, abbiamo sia il Monte Saccarello che la vetta del Redentore a poche centinaia di metri l'uno dall'altra. Senza tanti giri di parole li convinco che la cosa è troppo allettante per non considerarla.
Raggiunte le due vette ci concediamo una meritata pausa e una bella foto di gruppo.

Monte Saccarello (2201m slm), la vetta della Liguria
 
Adesso, però, è giunto il momento di affrontare l'ultima salita per poi goderci il meritato riposo. All'insaputa di tutti ho in serbo un'altra “sorpresa”, la discesa (denominata variante tecnica), la quale conduce, in pochi minuti, al Rifugio Allavena.
Al bivio, con grande stupore, tutti decidono per questa variante, così mi lancio per primo e all'incoraggiamento "fidatevi di me!!!" iniziamo la discesa.

Rossano sulla variante tecnica
 
La serata passa spensierata e, tra battute e qualche birra, decidiamo che forse è meglio andare a letto presto. All'indomani, infatti, ci aspetta sì "poca" salita, ma più di 2000m di discesa non poco impegnativa.
La mattina ripartiamo dal rifugio: dobbiamo guadagnare un po' di metri di quota per imboccare l'Alta Via dei Monti Liguri. Ora gli scenari sono totalmente diversi dal giorno precedente, ma altrettanto spettacolari, con passaggi veramente mozzafiato e sempre ciclabili.

Dal Rifugio Allavena recuperiamo l'Alta Via dei Monti Liguri


Uno dei tanti passaggi adrenalinici
 
La seconda tappa, con un dislivello positivo di poco inferiore ai 1000m, si dimostra ugualmente impegnativa, vuoi per le fatiche del giorno prima, vuoi perché la discesa è veramente infinita, con una prima parte molto tecnica ed una seconda parte veloce ma scassata, che mette a dura prova l'affidabilità delle bici e la nostra resistenza fisica, specialmente per chi ha affrontato tutto il tour con la front.

David impegnato in un tratto tecnico
 
L'itinerario del secondo giorno prevederebbe due varianti un po' tossiche, ma tutti insieme decidiamo di andare per la via principale e di evitare quindi eventuali complicazioni, visto che “cosa mai successa in due giorni” le 8 bici, nonostante il fondo accidentato, non hanno accusato nemmeno una foratura.

Abbeveratoi sull'interminabile tratto di discesa
 
A mano a mano che perdiamo quota, l'aria fresca che fino ad ora ha reso gradevole la pedalata, fa posto ad un caldo un po' afoso. Ormai siamo prossimi alla meta finale, Ventimiglia. Riusciamo già ad intravederla e non ci vuole molto a raggiungere Gianluca ed il suo furgone, visto che gli ultimi chilometri sono su asfalto, tra l'altro (strano ma vero per un biker) ora graditi, dopo 100km tra sentieri, mulattiere e sterrate piuttosto accidentate.

Direzione Ventimiglia
 
Giunti alla fine dell'avventura optiamo per una buona birra fresca, rinunciando al classico bagno in mare e lasciando al fido Gianluca il compito di caricare le bici. Seduti attorno ad un tavolino siamo con la mente già al prossimo anno, con tante idee nel cantiere e tanta voglia di pedalare ancora insieme.


Da sinistra verso destra: David, Elìa, Simone, Silvano, Amelio, Rossano, Riccardo ed Alessandro


Testo e foto: Simone Bartoli


Video a cura di Simone Bartoli

Video a cura di Rossano Fabbiani

giovedì 3 agosto 2017

IL TRAMONTO DAL MONTE FAETA

Immancabile appuntamento estivo sui Monti Pisani, il tramonto dal Monte Faeta (830m slm) regala sempre belle emozioni. Affrontando le rampe che partono da Campo di Croce, si conquista la sua vetta, dalla quale si gode sempre (o quasi...) di un magnifico panorama. La vista spazia, infatti, dal Golfo di Baratti al Golfo di La Spezia. Si possono distinguere l'Isola d'Elba, la Capraia, la Corsica ed infine la piccola Gorgona. A nord spiccano nel cielo le aguzze vette delle Alpi Apuane, mentre subito al di sotto le pendici del monte, si nota la pianura pisana solcata dal Fiume Arno, che con le sue sinuose anse, attraversa la città di Pisa dirigendosi verso il mare.

Foto: Simone Bartoli